Serena Mancini

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Sono Serena Mancini.

Formatrice e attivista della presenza.

Promuovo pratiche di consapevolezza e di ascolto che accrescono la presenza, facilitano il cambiamento e favoriscono la comunicazione reciproca.

La mia passione è lavorare con i team e le organizzazioni per diffondere una cultura della collaborazione.

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Tempo di lettura: 4 minuti

L’embodied cognition, o cognizione incarnata, è una teoria che sfida il tradizionale dualismo tra mente e corpo e sostiene che il pensiero non può essere separato dal corpo. Il nostro modo di pensare non è solo un processo mentale, ma anche fisico-motorio e sensoriale. L’idea dell’embodied cognition è che la gran parte dei processi cognitivi non si sviluppa nel cervello, ma avviene tramite i ritmi di controllo del corpo. Fuori dal corpo il cervello non esisterebbe: noi non siamo il nostro cervello e non è il cervello che ci rende coscienti.

Questa prospettiva sorprendente ha guadagnato sempre più rilevanza negli ultimi decenni, fino a rivoluzionare i modelli teorici che spiegano come percepiamo, comprendiamo e interagiamo con il mondo e sta trovando applicazione anche in ambito formativo.

Dal cognitivismo all’embodied cognition

La teoria dell’embodied cognition ha radici che risalgono a diverse discipline e movimenti filosofici. Tuttavia, è nel XX secolo che ha iniziato a guadagnare notorietà, nonostante sia stata a lungo ostacolata dalla psicologia cognitiva classica, che per certi versi è ancora il modello più largamente accettato da molti scienziati della mente.

Nel 1916 Margaret Floy Washburn, la prima donna a conseguire un dottorato in psicologia, sosteneva la necessità di collegare gli eventi della mente con il movimento corporeo. Negli anni ’40, il filosofo Maurice Merleau-Ponty ha iniziato a esplorare il concetto di corporeità nella filosofia fenomenologica, sottolineando il ruolo centrale del corpo nella percezione e nella conoscenza.

Con il passare del tempo il motivo per cui la cognizione dipende dal corpo diventa sempre più chiaro: noi percepiamo per agire e ciò che percepiamo dipende da come intendiamo agire (Glendberg, 2013).

Negli anni ’90, le ricerche interdisciplinari in neuroscienze, psicologia e intelligenza artificiale hanno dato nuovo impulso all’embodied cognition. Questo approccio ha iniziato a ottenere sempre più attenzione nel contesto della comprensione dei processi cognitivi umani, spingendo gli studiosi a esaminare come il corpo e la mente si integrano.

L’integrazione corpo-mente nell’embodied cognition

I due elementi chiave di questa teoria sono il corpo e la mente e il modo in cui si influenzano a vicenda e contribuiscono alla nostra esperienza cognitiva. Il corpo non è, infatti, un semplice “contenitore” per la mente, ma un elemento attivo e cruciale nei processi percettivi e cognitivi.

Il corpo come ponte verso la cognizione

Nel contesto dell’embodied cognition, il corpo riveste un ruolo cruciale. È il nostro strumento primario di interazione con il mondo esterno. Attraverso i sensi, il corpo ci fornisce informazioni essenziali sul nostro ambiente. Per esempio, il tatto ci permette di percepire la consistenza di una superficie, mentre la vista ci consente di riconoscere forme e colori. Le abilità motorie del corpo ci permettono di agire e reagire al mondo circostante. Il corpo è in continua interazione con l’ambiente e questo scambio di informazioni è fondamentale per il processo di percezione, azione e comprensione.

La mente come prodotto della relazione con il corpo

In questa prospettiva, quindi, la mente è considerata come un fenomeno distribuito che non risiede solo nella testa, poiché la corporeità (embodiment) è la condizione necessaria per lo sviluppo dei processi cognitivi. Alcuni scienziati preferiscono parlare di extended mind per sottolineare l’impossibilità di limitare la mente e il corpo entro i confini in cui avvengono i processi cognitivi.

La mente è, quindi, il risultato della complessa interazione tra il corpo e l’ambiente circostante. Questo significa che le esperienze corporee influenzano direttamente il nostro pensiero e le nostre emozioni. Una sensazione di calore può influenzare il nostro stato emotivo, inducendo una sensazione di comfort o di disagio. La percezione visiva è modellata dal nostro orientamento spaziale e dalla nostra capacità di esplorare il mondo attraverso il movimento. La mente è, quindi, intimamente connessa al corpo e alle sue esperienze. Non a caso si parla anche di “mente incarnata”.

La novità della teoria dell’embodiment

Una visione rivoluzionaria del ruolo del corpo nei processi percettivi e cognitivi umani: è questa la novità del legame tra embodied cognition e conoscenza.

Questa teoria sfida le concezioni tradizionali che considerano la mente come un’entità separata dal corpo, suggerendo invece che il corpo sia parte integrante e attivamente coinvolto in questi processi. Ecco alcuni dei principali aspetti innovativi di questa prospettiva:

  1. Percezione corporea: Una delle principali innovazioni dell’embodied cognition è l’idea che la percezione sia modellata dalle esperienze corporee. Ad esempio, quando tocchiamo una superficie ruvida, non percepiamo solo la texture tramite il tatto, ma questa esperienza corporea influenza anche la nostra percezione generale di ciò che stiamo toccando. La sensazione tattile interagisce con altre informazioni sensoriali, come la vista, per creare una rappresentazione completa della realtà.

  2. Ruolo dell’azione: L’embodied cognition sottolinea il ruolo dell’azione e del movimento del corpo nell’apprendimento e nella comprensione. L’idea è che impariamo attraverso l’interazione con l’ambiente circostante. Ad esempio, quando impariamo a guidare una bicicletta, acquisiamo una comprensione pratica che non può essere completamente catturata solo dalla teoria. Questo dimostra come l’azione e il movimento corporeo siano essenziali per apprendere.

  3. Influenza sulle emozioni: L’embodied cognition mette in luce come le esperienze corporee possano influenzare le emozioni e il pensiero emotivo. Ad esempio, alcune ricerche suggeriscono che il nostro atteggiamento emotivo può essere influenzato dal modo in cui teniamo il nostro corpo. Camminare con una postura eretta può contribuire a migliorare il nostro umore e la fiducia in noi stessi.

  4. Applicazioni pratiche: Questa teoria ha applicazioni pratiche in campi come l’educazione, la psicoterapia, la robotica e il design. L’idea di integrare il movimento e le esperienze corporee nell’apprendimento o nella terapia ha portato a nuovi approcci pedagogici e terapeutici. Inoltre, nella robotica, l’embodied cognition ha ispirato lo sviluppo di robot più capaci di interagire con l’ambiente in modo simile agli esseri umani.

Embodied cognition e active learning: innovare nella formazione

L’embodied cognition è uno degli approcci che sta contaminando maggiormente il campo delle neuroscienze educative. Nelle proposte educative e formative che implicano l’uso del corpo e delle sensazioni fisiche per imparare si parla di apprendimento attivo. Quando coinvolgiamo il nostro corpo nell’apprendimento, le informazioni diventano più concrete e possono essere utilizzate per produrre azioni nuove.

L’apprendimento attivo caratterizza le formazioni che propongo nelle aziende e nelle organizzazioni, insieme al learning by doing e all’action learning. Apprendere attraverso pratiche di consapevolezza corporea, giochi collaborativi o simulazioni produce una comprensione più profonda ed è la chiave per innescare cambiamenti di prospettiva e di comportamento.

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