Ci sono libri che hanno il potere di risvegliarci, di scuotere così profondamente la nostra visione delle cose che, dopo averli letti, il mondo non è più lo stesso. “Il Codice dell’Anima” di James Hillman è uno di questi libri.
Spesso nella ricerca del benessere e della concentrazione, cerchiamo soluzioni all’esterno, dimenticando una risorsa potentissima che abbiamo sempre a portata di mano: il nostro respiro.
L’embodied cognition, o cognizione incarnata, è una teoria che sfida il tradizionale dualismo tra mente e corpo e sostiene che il pensiero non può essere separato dal corpo.
Questa prospettiva sorprendente ha guadagnato sempre più rilevanza negli ultimi decenni, fino a rivoluzionare i modelli teorici che spiegano come percepiamo, comprendiamo e interagiamo con il mondo e sta trovando applicazione anche in ambito formativo.
Ho raccolto però per te le parole di Marina Abramović e di Ulay dal documentario “No predicted end”.
In un’ora e mezza di filmato, ricostruiscono la loro incredibile storia d’amore e ricerca artistica, indagano sulle ragioni della separazione e cercano – insieme, attraverso il dialogo – la strada verso una riconciliazione profonda in grado di portarli al di là delle battaglie legali che li avevano tenuti lontani per anni.
Si chiama “Giustizia Riparativa” ed è “un processo in cui vittime e autori del reato, partecipano insieme attivamente alla risoluzione delle conseguenze del reato, generalmente con l’aiuto di un facilitatore”. La testimonianza di un percorso faticoso e straordinario, che per anni ha messo a dialogo Agnese Moro, figlia dell’onorevole Moro, e i responsabili del rapimento e dell’omicidio di suo padre e degli uomini della scorta.
Emozionarsi per sentire di esistere. Forse è per questo che nonostante il gran parlare di emozioni e di intelligenza emotiva – e a dispetto dei recenti contributi delle neuroscienze – la nostra relazione con le emozioni continua a rimanere ‘problematica’. Inconsapevole.
Esistono diverse lacune nel linguaggio delle emozioni e ha cominciato a cercare le definizioni per colmarle e poter così condividere debolezze umane e sentimenti contraddittori che tuttə proviamo ma pensiamo di non poter esprimere, perché non abbiamo le parole per indicarli.
Collaborare per trovare una soluzione a un problema condiviso, significa risolverlo in modo più rapido e con più creatività. Tutti imparano nuove abilità, acquisiscono competenze e insieme si crea innovazione.
In una realtà complessa come quella in cui siamo immersi diventa sempre più urgente la necessità di sviluppare competenze emotive e sociali in tutti i contesti che si basano sull’interazione fra persone: scuole, aziende, organizzazioni. Le persone con alte competenze emotive e sociali sono le più ‘attrezzate’ a muoversi nell’attuale complessità perché sono in grado di pensare creativamente, comunicare, lavorare in gruppo e adattarsi ai cambiamenti.
Scrivere di sé, riflettere sulla propria vita attraverso la scrittura, è un’occasione per conoscersi. La scrittura autobiografica può essere allo stesso tempo un’attività divertente e significativa oppure terapeutica. Si può scrivere per alleggerire la testa, per esprimere emozioni dolorose o, ancora, per individuare il senso della nostra esistenza.
Attraversiamo tempi di incertezza e veloce cambiamento. Viviamo in condizioni di forte stress e impegno intenso. In questa situazione, avere consapevolezza di sé stessi ed essere presenti è più difficile di quanto sembri.
Abbiamo imparato a funzionare e a performare, a passare velocemente da un compito all’altro. Arriviamo alla fine delle nostre giornate consumati, con il desiderio di avere più tempo per noi, di rallentare, respirare o semplicemente riflettere su quello che abbiamo vissuto durante la giornata. Nonostante le buone intenzioni, però, il tempo per noi stessi finisce in fondo alla lista delle priorità e, giorno dopo giorno, sentiamo crescere dentro un senso di insoddisfazione.
Lo Yoga Nidra è uno stato di completo e assoluto riposo che coinvolge non solo il corpo, ma anche il corpo pranico, le emozioni, la mente e la psiche. Questo stato di profondo riposo riflette uno stato di coscienza in cui la consapevolezza funziona a un livello più profondo dell’esperienza.
Ci sono momenti in cui si ha la sensazione che la vita ci scorra fra le dita con la frustrazione (e a volte la disperazione) di non riuscire a raccogliere il frutto delle proprie giornate. A me è successo qualche anno fa, quando le mie figlie erano ancora piccole e io ero all’inizio del mio lavoro come libera professionista.
Sandra Sabatini è la mia insegnante di yoga. Sandra mi ha aperto a una relazione con lo yoga e con il respiro completamente nuova: una relazione che nasce dalla gentilezza e dal rispetto per la profonda intelligenza che abita il corpo.
Ogni anno, in questo stesso periodo, sento il bisogno di rivolgere il mio sguardo all’indietro: scorrendo a ritroso l’anno appena trascorso, passo pazientemente al setaccio gli accadimenti significativi che ho vissuto nei dodici mesi appena trascorsi e ne raccolgo un’essenza. È un gesto che sento essenziale per ricostruire un senso in ciò che ho vissuto e poter guardare avanti.
Spesso prima di un seminario sento il bisogno – quasi fisico – di immergermi nell’atmosfera che quel periodo di pratica evocherà. Non è un modo per anticipare, ma una modalità per me di sintonizzarmi, di predisporre l’intenzione e l’attenzione.
Nell’estate del 2008 – pochi mesi dopo la nascita della mia prima bimba – ho passato diverse settimane in Puglia dai miei genitori. In quei giorni mi capitò di leggere un articolo su Yoga Journal che si intitolava “Lezioni di Libertà”.
Ognuno di noi vive una doppia biografia: una biografia “ordinaria”, che si svolge secondo un fluire cronologico di accadimenti quotidiani, e la “vera biografia”, quella in cui si manifesta l’elemento unico e irripetibile della propria individualità.