Spesso nella ricerca del benessere e della concentrazione, cerchiamo soluzioni all’esterno, dimenticando una risorsa potentissima che abbiamo sempre a portata di mano: il nostro respiro.
L’embodied cognition, o cognizione incarnata, è una teoria che sfida il tradizionale dualismo tra mente e corpo e sostiene che il pensiero non può essere separato dal corpo.
Questa prospettiva sorprendente ha guadagnato sempre più rilevanza negli ultimi decenni, fino a rivoluzionare i modelli teorici che spiegano come percepiamo, comprendiamo e interagiamo con il mondo e sta trovando applicazione anche in ambito formativo.
Emozionarsi per sentire di esistere. Forse è per questo che nonostante il gran parlare di emozioni e di intelligenza emotiva – e a dispetto dei recenti contributi delle neuroscienze – la nostra relazione con le emozioni continua a rimanere ‘problematica’. Inconsapevole.
Esistono diverse lacune nel linguaggio delle emozioni e ha cominciato a cercare le definizioni per colmarle e poter così condividere debolezze umane e sentimenti contraddittori che tuttə proviamo ma pensiamo di non poter esprimere, perché non abbiamo le parole per indicarli.
Sandra Sabatini è la mia insegnante di yoga. Sandra mi ha aperto a una relazione con lo yoga e con il respiro completamente nuova: una relazione che nasce dalla gentilezza e dal rispetto per la profonda intelligenza che abita il corpo.
Spesso prima di un seminario sento il bisogno – quasi fisico – di immergermi nell’atmosfera che quel periodo di pratica evocherà. Non è un modo per anticipare, ma una modalità per me di sintonizzarmi, di predisporre l’intenzione e l’attenzione.