Serena Mancini

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Scrivere un diario per ritrovare la propria vita (interiore)

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Ci sono momenti in cui si ha la sensazione che la vita ci scorra fra le dita con la frustrazione (e a volte la disperazione) di non riuscire a raccogliere il frutto delle proprie giornate.  

A me è successo qualche anno fa, quando le mie figlie erano ancora piccole e io ero all’inizio del mio lavoro come libera professionista.

No time no space

La mattina mi svegliavo già stanca per la fatica di dovermi fare largo nella densità di un chiacchiericcio mentale insistente e invadente.
Prima ancora di scendere dal letto, mi ritrovavo già stretta fra tutte le cose che dovevo fare e tutte quelle che avrei voluto fare.

Quel poco spazio lasciato libero dai pensieri era poi attraversato da alte onde emotive che mi facevano oscillare fra il desiderio di essere completamente presente per le mie figlie e la mia famiglia e il bisogno di dedicarmi a me stessa e alla mia realizzazione personale.

La sera mi scoprivo sconfitta e completamente priva di energia: non avrei saputo dire come fosse trascorso il tempo della mia giornata e rimanevo con la spiacevole sensazione di non riuscire in nessun modo a dare forma alla vita che avrei voluto vivere.

I giorni sono diventati settimane; le settimane, mesi. Finché non mi sono ritrovata in una vera e propria crisi: non avevo più il mio lavoro in azienda, mi sentivo bloccata, senza linfa vitale, confusa sulla direzione da dare alla mia vita, disconnessa.

Sono state le parole di Marion Milner a guidarmi e a suggerirmi l’idea che la scrittura di un diario quotidiano e le pratiche di consapevolezza avrebbero potuto aiutarmi a ritrovare una interezza e una direzione.

O meglio a scoprire che i momenti più felici della mia vita non avevano niente a che fare col successo, il lavoro o il divertimento, ma sono per lo più brevi momenti di cambiamento del modo in cui percepisco il mondo.

Una vita tutta per sé

Marion Milner è stata una psicoterapeuta inglese. Praticamente contemporanea di Virginia Woolf, la Milner aveva invece potuto studiare, conduceva una vita agiata e aveva una famiglia. Eppure si era ritrovata anche lei a vivere una crisi, una perdita di senso e di direzione nella vita.

Per ritrovare il suo proposito, decise di non cercare risposte nella psicanalisi e nei libri, ma di guardare dentro di sé con attenzione: decise perciò di tenere un diario e di fare il resoconto dei migliori momenti di ogni giornata.  Il suo libro – “Una vita tutta per sé”  – raccoglie l’esito di sette anni di scrittura diaristica.

Nella prefazione del libro, Rachel Bowlby descrive così il suo lavoro:

Proseguendo a suo modo il lavoro iniziato da Virginia Woolf, Marion Milner non dice semplicemente che sarebbe bene averne una (di vita) o che le donne se la meriterebbero (tutta per sé); ma fornisce, passo dopo passo e offrendoci preziosi consigli personali, la maniera di procurarsela senza alcun bisogno di conoscenze specialistiche o speciali risorse materiali – e sa comunicare la sensazione di avere una vita tutta per sé, momento per momento.

Scrivere un diario per ritrovare la propria vita interiore

Marion Milner raccoglie dalle pagine le sue stesse tracce, ricomponendole in un percorso fatto di osservazioni, riflessioni, intuizioni e realizzazioni e distillandone un ‘metodo’ che diventa la chiave per attuare il cambiamento che desiderava portare nella sua vita.

Il metodo era: a) captare momenti particolarmente felici nella mia vita quotidiana e cercare di registrarli con le parole. B) esaminare successivamente queste note per scoprire qualche regola sulle condizioni in cui si verificava l’essere felice.

Riflettendo sulle esperienze vissute, poi tradotte in parole nei suoi diari, la Milner scopre l’esistenza di un altro piano di esistenza di cui non era consapevole: la sua vita interiore.

Sono sicura che nel seguire quello che avevo pensato essere un sentiero solitario, sono arrivata ai confini di una terra di cui non si parla molto, nota a pochi e non sospettata dai più.

L’atto della scrittura l’aveva riportata in contatto con questa parte dimenticata di sé stessa e qui ci racconta precisamente come:

Non solo avevo scoperto che il cercare di descrivere la mia esperienza aveva cambiato la sua qualità, ma lo stesso sforzo di descrivere mi costringeva a osservare da vicino i più piccoli movimenti della mente.

La Milner scopre che l’attenzione, uno speciale tipo di attenzione, diventa la chiave di accesso alla pura felicità del vivere, producendo in lei un cambio di percezione e offrendole la possibilità di un nuovo sguardo sulla sua vita e sul mondo.

Mi è sembrato di scoprire che ci possono essere due modi di percepire completamente diversi. Mi ci voleva soltanto un piccolo gesto interiore, un cambio di attenzione, per passare da uno all’altro, eppure questo gesto sembrava sufficiente per cambiare la faccia del mondo, trasformare la noia e l’abitudine in una immensa contentezza.

Sperimentare il presente, trovare nuove possibilità

Marion Milner aveva scoperto – attraverso la pura osservazione della sua mente e attraverso il racconto di ciò che viveva dentro di sé – che esistono due tipi di attenzione:

➝ Un’attenzione concentrata, una modalità automatica, un genere di attenzione che si attiva quando compiamo azioni ripetitive e siamo nell’abitudine e che ha un obiettivo ristretto: seleziona solo ciò che serve ai suoi interessi e ignora il resto.

➝ Un’attenzione diffusa che si attiva quando non abbiamo uno scopo da soddisfare e che ci permette di osservare tutto l’insieme e di vivere un’esperienza non cerebrale ma sensoriale, capace di riempire di vitalità ogni cellula del corpo.

Una volta me ne stavo sdraiata, stanca e annoiata, su una roccia guardando il Mediterraneo e mi sono detta ‘non voglio niente’, e immediatamente il paesaggio ha perso la sua volgarità da cartolina e ha brillato con l’innocenza del primo giorno della creazione.

Da questa scoperta in poi dirigerà tutta la sua ricerca verso la possibilità di muoversi da un tipo di percezione all’altro in modo sempre più consapevole.

Il rilassamento corporeo e il respiro (successivamente incontrerà anche lo yoga) le forniscono il ‘modo’ per passare da un piano di esistenza all’altro, illuminando di presenza la sua percezione del mondo.

Sperimentare il presente con tutto il corpo e non solo con la punta del mio intelletto ha portato con sé ogni sorta di nuove conoscenze e di nuovi motivi di contentezza.

Il segreto della felicità

Dopo aver letto il libro della Milner ho cominciato anche io a tenere un diario e da allora non ho più smesso. La scrittura del diario, la pratica dello yoga e della meditazione sono la attività a cui mi dedico, quotidianamente, appena mi sveglio. 

Mentre scrivo, ritrovo nella pagina del diario quello spazio per essere e per esserci di cui sentivo il bisogno, raccolgo i frammenti dispersi della mia vita, mi soffermo sulle infinite sfumature delle relazioni.

La pratica dello yoga risveglia la mia consapevolezza, mi educa all’osservazione, espande la mia percezione sensoriale e mi rende attenta e sensibile al mondo.

Grazie a queste due pratiche, torno intera ogni volta.

Nel tempo, ho ritrovato nella mia esperienza personale quello che la stessa Milner ha raccontato come la sua più importante scoperta:

I risultati del diario furono sorprendenti perché i momenti migliori non erano quelli che ci si sarebbe aspettati, non avevano niente a che fare col successo, l’amicizia, il lavoro o il divertimento, erano per lo più brevi momenti di cambiamento totale nel modo in cui percepivo sia il mondo esterno che quello interiore.

L’unico modo per incontrare questa felicità passa attraverso un apparente paradosso: abbandonare ogni intenzione di volerla trovare.

La maggiore acutezza della percezione arrivava dopo la costante sospensione di ogni sforzo o desiderio e con l’allontanamento della costante interferenza della mente conscia.

Quando si sperimenta questo speciale tipo di sospensione tutta la nostra vita cambia, pur rimanendo la stessa. A quel punto la felicità smette di essere il centro della ricerca e cede il suo posto alla contemplazione della verità.

L’uomo è fatto per la gioia e per il dolore
E quando l’abbiamo capito fino in fondo
Possiamo andare sicuri per il mondo intero

William Blake


Riferimenti 

Marion Milner, Una vita tutta per sé – Il percorso di una trasformazione con accessibili pratiche quotidianeMoretti & Vitali Editori