Emozionarsi per sentire di esistere. Forse è per questo che nonostante il gran parlare di emozioni e di intelligenza emotiva – e a dispetto dei recenti contributi delle neuroscienze – la nostra relazione con le emozioni continua a rimanere ‘problematica’. Inconsapevole.
Esistono diverse lacune nel linguaggio delle emozioni e ha cominciato a cercare le definizioni per colmarle e poter così condividere debolezze umane e sentimenti contraddittori che tuttə proviamo ma pensiamo di non poter esprimere, perché non abbiamo le parole per indicarli.
In una realtà complessa come quella in cui siamo immersi diventa sempre più urgente la necessità di sviluppare competenze emotive e sociali in tutti i contesti che si basano sull’interazione fra persone: scuole, aziende, organizzazioni. Le persone con alte competenze emotive e sociali sono le più ‘attrezzate’ a muoversi nell’attuale complessità perché sono in grado di pensare creativamente, comunicare, lavorare in gruppo e adattarsi ai cambiamenti.
Scrivere di sé, riflettere sulla propria vita attraverso la scrittura, è un’occasione per conoscersi. La scrittura autobiografica può essere allo stesso tempo un’attività divertente e significativa oppure terapeutica. Si può scrivere per alleggerire la testa, per esprimere emozioni dolorose o, ancora, per individuare il senso della nostra esistenza.
Ci sono momenti in cui si ha la sensazione che la vita ci scorra fra le dita con la frustrazione (e a volte la disperazione) di non riuscire a raccogliere il frutto delle proprie giornate. A me è successo qualche anno fa, quando le mie figlie erano ancora piccole e io ero all’inizio del mio lavoro come libera professionista.
Ognuno di noi vive una doppia biografia: una biografia “ordinaria”, che si svolge secondo un fluire cronologico di accadimenti quotidiani, e la “vera biografia”, quella in cui si manifesta l’elemento unico e irripetibile della propria individualità.