Spesso nella ricerca del benessere e della concentrazione, cerchiamo soluzioni all’esterno, dimenticando una risorsa potentissima che abbiamo sempre a portata di mano: il nostro respiro.
L’embodied cognition, o cognizione incarnata, è una teoria che sfida il tradizionale dualismo tra mente e corpo e sostiene che il pensiero non può essere separato dal corpo.
Questa prospettiva sorprendente ha guadagnato sempre più rilevanza negli ultimi decenni, fino a rivoluzionare i modelli teorici che spiegano come percepiamo, comprendiamo e interagiamo con il mondo e sta trovando applicazione anche in ambito formativo.
Emozionarsi per sentire di esistere. Forse è per questo che nonostante il gran parlare di emozioni e di intelligenza emotiva – e a dispetto dei recenti contributi delle neuroscienze – la nostra relazione con le emozioni continua a rimanere ‘problematica’. Inconsapevole.
Attraversiamo tempi di incertezza e veloce cambiamento. Viviamo in condizioni di forte stress e impegno intenso. In questa situazione, avere consapevolezza di sé stessi ed essere presenti è più difficile di quanto sembri.
Abbiamo imparato a funzionare e a performare, a passare velocemente da un compito all’altro. Arriviamo alla fine delle nostre giornate consumati, con il desiderio di avere più tempo per noi, di rallentare, respirare o semplicemente riflettere su quello che abbiamo vissuto durante la giornata. Nonostante le buone intenzioni, però, il tempo per noi stessi finisce in fondo alla lista delle priorità e, giorno dopo giorno, sentiamo crescere dentro un senso di insoddisfazione.
Lo Yoga Nidra è uno stato di completo e assoluto riposo che coinvolge non solo il corpo, ma anche il corpo pranico, le emozioni, la mente e la psiche. Questo stato di profondo riposo riflette uno stato di coscienza in cui la consapevolezza funziona a un livello più profondo dell’esperienza.
Sandra Sabatini è la mia insegnante di yoga. Sandra mi ha aperto a una relazione con lo yoga e con il respiro completamente nuova: una relazione che nasce dalla gentilezza e dal rispetto per la profonda intelligenza che abita il corpo.
Spesso prima di un seminario sento il bisogno – quasi fisico – di immergermi nell’atmosfera che quel periodo di pratica evocherà. Non è un modo per anticipare, ma una modalità per me di sintonizzarmi, di predisporre l’intenzione e l’attenzione.
Nell’estate del 2008 – pochi mesi dopo la nascita della mia prima bimba – ho passato diverse settimane in Puglia dai miei genitori. In quei giorni mi capitò di leggere un articolo su Yoga Journal che si intitolava “Lezioni di Libertà”.